“ALMENO UN GRAZIE!”
Cosa si sono messi in testa i cittadini delle mille città d’Italia: credere di poter continuare ad accendere i loro elettrodomestici e gustarsi in santa pace la tivù, senza produrre l’energia necessaria.
C’è chi lamenta che la pancia cresce al ritmo degli acquisti, mentre non stiamo tanto a pensare se i bisogni siano reali o indotti. Ma chi se ne frega di pensare ai meccanismi che ci spingono a desiderare gli oggetti! Ci vorrebbe pure questo, ora, disquisire su ciò che davvero vogliamo. Cosa importa se ingurgitiamo merendine e Ketchup per libero arbitrio o perché ce lo chiede la pubblicità! E non ci cale se, scendendo le scale, ai nostri figli ballano le mammelle come a una signorina col seno finto. Se proprio ce n’è di troppo, vi sono non una, ma mille palestre pronte ad offrirci ogni esercizio, dallo spinning al body building, farci ballare con l’aerobica o correre a perdifiato sul tapis roulant. Ne c’importa se la palestra consuma più elettricità che grassi! E, poi, mi sembra strano vi sia chi mi chiede perché insaccare cibo nello stomaco, se poi saremo costretti a rimandarlo fuori. C’è perfino chi accosta le nostre abitudini a quelle dei cittadini della Roma imperiale, un po’ prima della sua caduta, i quali mangiavano avidamente sui loro antichi sofà e, quando era ingozzati come anatre cinesi, s’infilavano due dita in gola per ricacciare tutto e di nuovo ricominciare. Ma, se costui la pensa così, si faccia gli affari suoi. Chi gli dice di pensare!
La verità, invece, è che occorrerebbe far ricorso all’attivazione di centrali termonucleari. E se ne vada pure a friggere Chernobyl, con le sue indotte paure. Ormai, tanto tempo è passato e l’emotività generata da tutti quei morti non ha più senso. L’ambientalismo è come il temporale, passati lampi e saette, cessa la paura.
C’è pure chi si attarda a chiedere perché nessuno pensa al risparmio. Ma perché il consumo di alimenti, beni, ed elettricità è alla base del progresso sociale, questo ormai lo sanno anche i bambini. Solo alcuni retrogradi non lo sanno, o fingono di non saperlo. Consumare vuol dire mettere in funzione l’economia delle città. Chi consuma lo fa per tutti noi.
“Almeno un grazie!”.